Quando
si pensa all’insufficienza dei fondi messi a disposizione per il
sisma che ha colpito la bassa modenese ed i territori limitrofi, non
ci si aspetta che lo Stato con una mano dia e l’altra tolga, né
tantomeno che nasconda provvedimenti tesi all’implacabile
riscossione delle imposte spacciandoli per agevolazioni. Vediamo in
concreto di cosa si tratta.
I
danni sono stati stimati in circa 15 miliardi1,
mentre le somme messe a disposizione sono appena 10,5 miliardi2,
pari ad appena il 70%. E’ evidente a tutti che tali fondi sono
insufficienti, eppure non si è pensato a neutralizzare l’effetto
dell’IVA, un’imposta che grava sui costi di ristrutturazione e
che, pertanto, è destinata a rientrare nelle casse dello Stato. E’
come se i fondi a disposizione fossero stati indirettamente
diminuiti.
Se
si ipotizza un’aliquota IVA al 10%, tornerà allo Stato una somma
di quasi 1 mld e quindi i contributi realmente a disposizione sono
9,5 mld, ossia poco più del 63% dei danni stimati.
Lo
strano è che, in piena fase emergenza, anziché proporre
un’agevolazione a favore delle popolazioni terremotate, il Governo
ipotizzava una defiscalizzazione dell’IVA sulla realizzazione,
finanziata da privati, delle infrastrutture di rete per le
telecomunicazioni3.
Nel merito occorre osservare che la costruzione di tali reti è
effettuata da grandi società commerciali che hanno diritto a
recuperare l’IVA, come credito d’imposta da detrarre dall’IVA
incassata dai clienti che usufruiranno delle infrastrutture da loro
realizzate. Conseguentemente l’IVA, per queste società, non è in
realtà un costo che rimane a loro carico, ma solo un anticipo che
poi recupereranno nel tempo. Non si comprende quindi quale utilità
potesse avere tale proposta.
Nulla
da eccepire sull’importanza strategica delle reti infrastrutturali,
tuttavia è singolare che nell’ordine delle priorità vengano
privilegiate rispetto alla ristrutturazione di un bene primario come
le abitazioni ed i capannoni danneggiati dal sisma emiliano, veneto e
lombardo.
Il
Ministro Passera ha poi successivamente corretto il tiro, ventilando
la possibilità di introdurre concrete agevolazioni in un suo
intervento al Lingotto di Torino4.
Ha infatti proposto la defiscalizzazione IRES, IRAP al posto dell’IVA
(d’altra parte, come spiegato poc’anzi non c’era affatto
necessità della defiscalizzazione di tale imposta che già di norma
non è un onere, bensì un credito d’imposta).
Quindi
per la costruzione delle reti infrastrutturali si è ipotizzato di
detassare, per un certo numero di anni, i proventi dei grandi gruppi
industriali, mentre per i terremotati non solo non è stato disposto
né l’esonero da IVA (per i quali invece è un onere vero che
aumenta il costo di ristrutturazione), né l’istituzione di una
zona franca (cosiddetta no tax area),
ma addirittura viene chiesto loro di pagare entro il 16 dicembre,
tutte le imposte che erano state sospese nei giorni successivi al
sisma. Una sorta di regalo di Natale per chi si appresta a trascorre
l’inverno fuori casa.
Si tratta veramente di una beffa indegna di un
Paese che pretende di essere annoverato fra gli esempi di civiltà.
I
consulenti del lavoro hanno puntualmente spiegato che, per effetto di
tale decisione, un operaio metalmeccanico di 3° livello, residente
nel cratere, con retribuzione lorda di 1.388,24 a seguito delle
trattenute Inps correnti ed arretrare e trattenute Irpef arretrate,
percepirà un netto di 502,94.
La
norma che impone il pagamento entro metà dicembre è contenuta
nell’art. 11, 5° e 6° comma, del D.L. 174/2012, che ha un titolo
dal sapore di una presa in giro: “Disposizioni
urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti
territoriali, nonché ulteriori disposizioni in favore delle zone
terremotate nel maggio 2012”.
Un
provvedimento vergognoso che viene dunque mascherato quale ulteriore
agevolazione per le popolazioni terremotate, e col quale si è invece
stabilito il pagamento delle imposte sospese ad appena 6 mesi dal
sisma.
La
presunta ”agevolazione” consiste
nella possibilità concessa alle sole imprese (dimenticandosi di
concederla anche a privati, agricoltori e liberi professionisti) di
ottenere un finanziamento garantito dallo Stato, con quale potranno
finanziarsi per pagare le imposte entro la scadenza stabilita. Un
prestito che dovranno poi rimborsare in comode rate in appena 24
mesi. Naturalmente chi ometterà il pagamento del mutuo non riceverà
una pacca sulla spalla od un’ulteriore dilazione di pagamento,
bensì un “cordiale” avviso di Equitalia che notificherà
l’iscrizione a ruolo di quanto dovuto,
maggiorato
dagli immancabili interessi di mora (comma 8 dell’art. 11 del DL
174/2012).
Uno
Stato quindi che non si fa alcuno scrupolo nell’esigere le tasse da
chi ha subito danni enormi, ha perso la casa od anche il lavoro. Uno
Stato che dunque agisce da implacabile esattore infischiandosene
delle calamità naturali subite dai cittadini che dovrebbe tutelare
ed assistere.
Un
trattamento molto diverso da quello riservato al sisma dell’Aquila.
Recentemente è stata istituita una zona franca urbana5
per il Comune dell’Aquila (strutturalmente simile alla no
tax area) per
una durata di 14 anni6
e prima ancora gli Abruzzesi avevano avuto il beneficio della
sospensione del pagamento delle imposte per tre anni dal sisma e
quando infine è stato loro richiesto il pagamento si è concesso uno
sconto del 60%, permettendo loro
di
pagare il residuo 40% in 10 anni senza interessi.
In
altre parole lo Stato utilizza due pesi e due misure: agli emiliani,
veneti e lombardi colpiti dal sisma non fa sconti e pretende il
pagamento
delle
imposte in
unica soluzione, dimostrandosi davvero insensibile ai gravi disagi
subiti da queste popolazioni che, per il momento, non hanno visto un
centesimo dei promessi contributi pubblici.
Uno
Stato che si preoccupa in realtà solo di esigere le imposte senza
fare distinzioni, o meglio facendole, ma in senso peggiorativo.
Come
rimediare a tanta iniquità? Occorre quanto meno dimostrare maggiore
sensibilità e concedere, senza doverlo implorare, un differimento di
quanto dovuto ed istituire una zona franca che consenta alle
popolazioni ed alle imprese di beneficiare di una temporanea
defiscalizzazione dei proventi per potersi risollevare in un congruo
lasso di tempo.
Senza
voler estremizzare la questione, ma giusto per sottolineare che lo
Stato non può solo pretendere, ma deve soprattutto sostenere i
propri cittadini, vale la pena rammentare un estratto della
dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America del 4
luglio 1776.
“Noi
riteniamo che le seguenti verità siano di per sé stesse evidenti;
che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati
dal loro Creatore di alcuni Diritti inalienabili, che fra questi sono
la Vita, la Libertà ed il perseguimento della Felicità, che allo
scopo di garantire questi diritti, sono istituiti fra gli uomini i
Governi, i quali derivano i loro giusti poteri dal consenso dei
governati, che ogni qualvolta una qualsiasi forma di Governo, tende a
negare tali fini, è diritto del Popolo modificarlo o abolirlo ed
istituire un nuovo governo che ponga le sue fondamenta su tali
principi e organizzi i suoi poteri nella forma che al popolo sembri
più probabile possa apportare Sicurezza e Felicità. La Prudenza
imporrà che i Governi fondati da lungo tempo non vadano cambiati per
motivi futili e transitori; e di conseguenza ogni esperienza ha
dimostrato che l’umanità è più disposta a sopportare gli effetti
del malgoverno, finché i mali sono sopportabili, piuttosto che a
farsi giustizia abolendo le forme alle quali é abituata. Ma quando
una lunga serie di abusi e di usurpazioni, che perseguono
invariabilmente lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre il
popolo a sottomettersi a un dispotismo assoluto, è suo diritto, è
suo dovere, rovesciare tale governo e affidare la sua sicurezza
futura a dei nuovi Guardiani.”
Comitato Sisma.12
1
Fonte Il Sole 24Ore del 25/08/12 pag. 20
2
L’art. 11, 7° comma, del DL 174/2012 ha previsto la possibilità
per le imprese di ottenere finanziamenti agevolati per 6 miliardi
allo scopo di versare entro il 16 dicembre 2012 le imposte sospese
dopo il sisma. Non si tratta dunque di un fondo destinato alla
ricostruzione, bensì di un prestito che dovrà essere restituito
entro 24 mesi. Questo fondo non é quindi incluso nella somma di
10,5 mld.
3
Fonte Il Sole 24Ore Radiocor del 24/08/2012:
http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com/articolo-1100244/tlc-avenia-defiscalizzare-iva/
4
Fonte ASCA 29/09/12
5
D.M. 26/06/2012 in Gazzetta Ufficiale il 1° settembre 2012
6
Art. 6 del DM 26/06/2012. Esenzione da imposte al 100% per i
primi 5 anni, del 60% dal sesto al decimo, del 40% dell’undicesimo
al dodicesimo, del 20% dal tredicesimo al quattordicesimo.
http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/primo-piano/Pronta-la-legge-per-la-ricostruzione-nelle-zone-colpite-dal-terremoto/
RispondiEliminatesto della legge del 05/11/2012