La ricostruzione dell’Emilia è ferma, anzi non è mai
partita, come ci dimostrano i dati diffusi dalla Regione (appena 140 milioni di
Euro elargiti a fronte di un danno stimato di oltre 10 miliardi), ma basta fare
un giro per la Bassa
e contare il numero di cantieri e ci si rende conto della drammaticità della
situazione. Si dice tutta colpa della BUROCRAZIA come se essa fosse una materia
oscura, senza forma, scesa sull’Emilia come una maledizione ma che, a quanto
pare, non ha né caratteristiche definite né responsabili. Ormai anche
all’interno dell’entourage del Commissario si da la colpa a sta maledetta
entità chiamata burocrazia, ma a noi, che non crediamo alle leggende
mitologiche, questa semplificazione non basta ed allora cercheremo di
approfondire l’argomento dando dei nomi, delle responsabilità e dei fini ben
precisi per i quali la burocrazia è stata creata.
Non stiamo qua a fare singoli esempi (sarebbero un’infinità)
ma possiamo di certo affermare che il tutto è fermo a causa di tutta una serie
di norme contenute all’interno delle ordinanze commissariali, ma ancor più
pesante è l’applicazione che viene fatta di esse ed allora iniziamo già a
rispondere alle prime domande: la burocrazia è stata creata da chi ha scritto
(e firmato) le ordinanze, ma forse ancor più responsabilità ha chi queste
ordinanze le deve applicare quando si tratta di approvare o meno una pratica,
di riclassificare un immobile, di valutare quali elementi possono essere
soggetti a contributo e così via.
Sta di fatto che un primo risultato è ben visibile e cioè
quello di risparmiare; si sa qual è la situazione economica dello stato
Italiano, non si parla d’altro che di aumentare tasse o tagliare le spese per
far quadrare il bilancio e, di conseguenza, la ricostruzione delle nostre case
è un bel problema per chi deve fare i conti. E allora ecco che interviene la
burocrazia: molte le persone che hanno rinunciato a presentare la domanda per
il rinnovo del CAS a causa della mole di documenti da presentare, spesso
difficili da reperire, inutili ai fini del contributo o addirittura la
richiesta di presentare documenti ai comuni che gli stessi possiedono, un giro
dell’oca che ha portato ad un ottimo risultato e cioè il taglio di circa il 50%
dei CAS elargiti. Ma poi si passa alle ristrutturazioni e si scopre che in
molti che hanno subito danni lievi hanno preferito pagare i lavori di tasca
loro (magari approfittando degli sgravi fiscali o semplicemente facendo lavori
in “nero”) perché letteralmente avviliti dalla quantità di carte da presentare e
delle incertezze legate all’ammontare del contributo. Ma poi c’è chi ha subito
danni pesanti ed ha preferito ristrutturare subito la casa anticipando i soldi
ed ora si trova nella situazione per cui non riescono a presentare il MUDE o
scoprono che il contributo è di molto inferiore ai reali costi di riparazione,
specie se si è fatto l’adeguamento sismico. Ed ecco che la burocrazia ha svolto
il suo primo compito: scremare gli aventi diritto al contributo con un
conseguente risparmio per le casse dello Stato.
Certo che questa è la faccia più visibile della burocrazia,
ma scavando un po’ ci siamo resi conto che altri effetti, ben più preoccupanti:
facendo una breve inchiesta tra le piccole imprese edili del territorio abbiamo
constatato che la maggior parte di essa è ora impossibilitata a lavorare in
quanto hanno esposizioni finanziarie che non riescono più a supportare. Il
giochino è semplice e funziona molto bene: le imprese che si sono prese a
carico dei cantieri in questi 18 mesi hanno anticipato le spese per materiali e
dipendenti perché tanto c’è il contributo, ma poi subentra la burocrazia e non
si riesce a presentare il MUDE, oppure rimane in lavorazione per mesi e anche
quando è approvato gli stati d’avanzamento arrivano con il contagocce portando
al risultato che a fronte di anticipi di 100 mila euro o più queste imprese
sono costrette a fermarsi in quanto non hanno le spalle abbastanza larghe per
supportare tale peso. Ed ecco allora che buona parte dei pretendenti a quei 6
Miliardi viene fatta fuori ed allora chi lavora? Beh innanzi tutto chi oggi in
Italia ha soldi da spendere (o da ripulire) ed allora il pensiero và alle
organizzazioni criminali che non hanno alcun problema di liquidità, anzi sono
disposte pure a rimetterci pur di ripulire i capitali, e per fortuna che c’era
chi ci diceva che la burocrazia serviva ad evitare le infiltrazioni mafiose… ma
non solo, perché come ci dimostra la recente inchiesta sulla TAV in toscana e i
collegamenti con la
Cispadana, bisogna far lavorare gli amici e cioè i grandi
gruppi che non hanno problemi ad esporsi economicamente in quanto hanno
l’appoggio delle banche (cosa che non accade con i piccoli imprenditori) ed
infatti vediamo il nascere di grandi consorzi che si affacciano sul cratere e
che probabilmente si spartiranno la torta a discapito dei più piccoli, di
coloro che non hanno un politico di riferimento; basta vedere chi ha avuto gli
appalti per le demolizioni o per l’insediamento dei MAP.
Per questo non abbiamo paura nel dire che BUROCRAZIA =
MAFIA, c’è chi fa le norme e chi le applica per far lavorare solo certi
soggetti; questa è mafia al di là che si parli di organizzazioni criminali o
meno.
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