Una legge che regolamenti le fasi seguenti ad una calamità naturale è oggi evocata da più parti e, tra queste, dal Presidente Errani, la cui intenzione, o meglio, la cui aspirazione, è adottare la normativa che oggi regolamenta la ricostruzione nel post terremoto in Emilia e trasformarla in legge dello Stato.
Ecco: questa prospettiva è decisamente preoccupante.
Non tanto per la farraginosità, che ben conosciamo, del complesso di norme che ha fatto si che ancora oggi solo una piccolissima parte dei terremotati abbia potuto completare la ricostruzione della propria abitazione, la metà degli aventi diritto al contributo abbia solo dichiarato di essere intenzionata a ricostruire la propria casa (la famosa prenotazione) ed un altro dieci per cento non abbia fatto neppure questo, rimanendo di fatto escluso dal contributo.
Le norme, i coefficienti o le percentuali, ci fosse la volontà politica, potrebbero essere modificati; anche se ciò richiederebbe talmente tanto tempo che sarebbe certamente più semplice ripartire con un progetto ex novo.
Quello che preoccupa è la filosofia che costituisce la base di tutto l'impianto normativo.
Una filosofia che si discosta solo formalmente dal mai abbastanza vituperato DL 59 del Governo Monti; quello, per intenderci, che in caso di calamità naturali, avrebbe voluto che il cittadino fosse abbandonato dallo Stato e lasciato in balia del “libero mercato” assicurativo.
Una filosofia secondo la quale i cittadini potrebbero approfittare indebitamente di una parte del contributo a loro dovuto e, per evitare ciò, si è impostato un sistema di controlli preventivi che ha di fatto bloccato la ricostruzione e, con essa, la rinascita di questo territorio.
Ecco: sarebbe bene che, nella legge nazionale, questa aprioristica presunzione di colpa del cittadino, proposta da una classe politica nel suo complesso totalmente delegittimata (basti pensare ai recentissimi scandali di EXPO, del MOSE o della ricostruzione dell'Aquila) dovrebbe scomparire, lasciando il posto ad un insieme di regole certe e chiare volte a favorire la ricostruzione, la rinascita dei territori colpiti e che tengano conto dei diritti dei cittadini e non soltanto di opachi calcoli ragionieristici.
Ma, come dicevamo prima, per fare questo occorrerebbe sensibilità ai diritti dei cittadini, capacità di mettere in discussione le proprie decisioni, lungimiranza ed, anche, un po' di umiltà.
Probabilmente è chiedere troppo.
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