Il Gatto e la
Volpe se ne guardano bene dal girare in mezzo ai rottami della nostra terra;
preferiscono restarsene al calduccio nella tana. Dopo essersi concessi qualche
fugace apparizione elettorale giusto per attirare al campo dei miracoli qualche
imbelle credulone, ora aspettano. Le cose purtroppo non sono per loro andate
come avrebbero voluto. Al canto del Grillo Il popolo ha cominciato ad aprile
gli occhi e nel segreto dell’urna ha punito il tradimento subito. Il grido di
dolore della base ha cancellato i loro sogni di gloria, si sono riaperte le
indagini per riparare alla paralisi istituzionale ed alla consultazione
popolare disattesa dalle primarie. I loro tanto bramati succulenti posti romani
sono saltati. A poco è servito sfoderare le armi della politica più bassa: promesse
di miliardi ripetute all’inverosimile come un mantra ipnotico, nella tradita speranza
che si perpetrasse il “profetico” volo
degli elefanti rossi.
Beffati sul
filo di lana. Si preparavano a riscuotere il prezzo della nostra pelle, ossia a
scalare i vertici della gerarchia interna del partito, ma sono stati travolti
da una tempesta perfetta. Un uragano tanto violento quanto imprevisto,alimentato
dal dolore crescente della gente comune che non si sente più rappresentata dalla
vecchia casta politica.
Puniti anche
in questa terra perché ad oggi non è arrivato un centesimo eppure loro hanno
agitato nell’aria promesse di risarcimenti al 100% per miliardi di euro.
Specchietti per le allodole. Per noi nulla di tangibile e di politicamente
rilevante è stato fatto, eppure hanno avuto l’ardire di propinarci le poche
briciole di miseria che sono avanzate dalla rapina alle nostre casse, facendole
passare come la miracolosa manna dal cielo.
Puniti anche
in questa terra perché hanno mischiato abilmente la vana speranza alla
disperazione, il dover sperare per sopravvivere dei terremotati con le false
promesse, tipiche dei ciarlatani in fiera, proprie dei politici sotto elezioni.
Chi ci proponeva il “miracoloso rimedio” ai danni del terremoto erano gli
stessi soggetti che prima, rinunciando di fatto a difendere i nostri sacrosanti
diritti, anteponendo la salvezza di loro stessi e dei loro sudici interessi, ci avevano di fatto venduto.
La struttura
commissariale che ha gestito l’emergenza “Terremoto Emilia”, come affermato dal Responsabile di
Assoingegneri&Architetti Paolo M. Bianco, o ha agito con grande imperizia
non avendo presenti le necessità proprie della ricostruzione, o ha ordito un
sistema tecnicamente complicato e penalizzante con il preciso intendere di
negare l’accesso ai contributi da parte degli aventi diritto. Un’alternativa di
giudizio, a dir poco sconcertante, se si pensa che giunge da un autorevole esperto in materia di tecnica costruttiva.
Se a quanto
sopra esposto aggiungiamo il fatto che la struttura commissariale ha concordato
con il governo centrale il pagamento da parte dei terremotati dei contributi
ben prima che giungessero gli aiuti, privando così di fatto il territorio delle
poche risorse economiche che gli erano rimaste. Decisione che certamente ha
creato al tessuto economico locale, già duramente colpito dalla crisi globale,
un anno altrettanto grave quanto il terremoto stesso.
Se a quanto
sopra esposto aggiungiamo il fatto che la struttura commissariale non è stata
in grado di concordare con il governo centrale un pacchetto di misure
straordinarie a sostegno delle famiglie e delle imprese, ottenendo dal mondo
bancario unicamente prestiti garantiti per il pagamento delle imposte, ma non
per la ricostruzione. Decisione beffarda che ha offeso ed umiliato la
popolazione emiliana tradizionalmente onesta e produttiva.
Se a quanto
sopra esposto aggiungiamo, inoltre, il fatto che la struttura commissariale,
sfruttando la disperazione e la sudditanza psicologica dei primi cittadini,
tutti “politicamente allineati”, ha indirizzato l’agire politico locale ad
esclusiva utilità dell’interesse del governo romano, della regione e del
partito padre, piuttosto che alla salvezza del territorio colpito. Decisione che ha certamente contribuito alla
disaffezione politica delle genti terremotate, accrescendone la disperazione ed
il senso di abbandono.
Se a quanto
sopra esposto aggiungiamo, infine, il
fatto che la struttura commissariale non
è stata in grado di concordare con il governo centrale un pacchetto di
misure straordinarie a sostegno delle amministrazioni locali, costringendo di
fatto le stesse a partecipare allo scempio dell’economia locale, pretendendo il
pagamento dell’IMU dalle famiglie e dalle imprese. Decisione che ha sconcertato
anche i sindaci più coraggiosi che hanno osato criticare l’operato del Super
Commissario e dell’Assessore alle attività economiche della regione.
Ebbene alla
luce di tutto questo, al Commissario Straordinario ed al suo “Compagno di
Merende”, Assessore Regionale alle
politiche produttive, non restava tanto
altro da poter “sbagliare”. Il supporto al territorio è stato un fallimento su
tutta la linea. L’emergenza sisma è stata gestita in modo assolutamente non
conforme alle esigenze della popolazione colpita, una tattica operativa
sistematicamente errata che sembra essere stata ordita apposta per compiacere
degli interessi esterni.
Il Gatto e la
Volpe ora cercano di deviare le loro colpe additando quale responsabile il
sistema. Incolpano genericamente le istituzioni per liberare le persone che le
compongono ossia loro stessi. Il politicante, ossia l’uomo che non produce ma
consuma, vive e si sviluppa nelle
istituzioni come un parassita e le rinnega solo per essere rivotato e
perpetrare il proprio ciclo riproduttivo. Proprio come sta accadendo ora. Al
politicante non sta a cuore l’interesse pubblico, ma unicamente il proprio;
egli agisce in funzione di ciò che gli torna utile, non di ciò che serve
realmente alla popolazione. Gioca con la vita del suo prossimo con grande spregiudicatezza,
forte del fatto di aver ordito un sistema che mai gli attribuirà direttamente
colpe.
Attaccati alle
loro poltrone, dall’alto dei poteri che si sono, con l’inganno, attribuiti, si
difendono come leoni. Purtroppo il loro ruggito si affievolisce sempre più,
all’evidenza dell’errore che hanno commesso, ossia di averci depredato delle
ultime risorse rimasteci dopo aver patito la devastazione del sisma. Non leoni
dunque,ma luridi sciacalli, ecco cosa realmente sono: subdoli predatori che
vogliono mettersi alla guida di un paese che è allo stremo, per condurlo al
baratro.
Dove
servirebbero capitani coraggiosi, troviamo a candidarsi degli infami e degli
incapaci, soggetti privi del senso della collettività, attenti unicamente ai
propri interessi ed a quelli dei capi branco, esseri spregevoli che non si fanno scrupoli a nutrirsi dei
brandelli di carne strappata ai corpi dei fratelli terremotati. Figli di un
glorioso partito operaio ora più attenti agli interessi delle banche (vedi
Unipol e Monte dei Paschi) piuttosto che a quelli dei poveri terremotati
…….la
vanagloria è il vostro peccato!!!!!
….. chi ama la
propria terra e la propria storia non vi vuole!!!!
di Francesco Mantovani 06/03/2013 pubblicato sull' L'Ossorvatore civico possidiese - edizione di marzo
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