Il Governo del premier Letta,
nell’approvare il testo del decreto sugli ecobonus, ossia gli incentivi alle
ristrutturazioni che migliorano le prestazioni energetiche e simiche degli
immobili, ha escluso dalle agevolazioni fiscali al 65% per l’antisismica le
zone del cratere emiliano in quanto non rientranti nelle classi di rischio 1 e
2.
Alla faccia del tanto sbandierato “decreto
del fare”, opera salvifica delle italiche sorti. Una perversa strategia che nelle
intenzioni avrebbe dovuto dare nuovo impulso ad un sistema politico-economico
obsoleto ed inefficiente, assolutamente inadeguato a reggere il pressante bombardamento
derivante dalla crisi globale, che però si avvia lasciando al palo il proprio cavallo
migliore, Dimenticata un’intera area
capace di produrre quasi il 2% del PIL, traino dell’economia nazionale per
vocazione delle proprie genti e delle proprie aziende.
Non male come partenza!!!!!!!!
Un freddo calcolo, basato principalmente
sulle limitate risorse economiche a disposizione dell’esecutivo, porta ad un
risultato beffardo che ignora quanto avvenuto nella nostra zona il 20-29 maggio
2012, ed offende profondamente la memoria delle
27 persone che, a seguito di quegli eventi,
hanno perso la vita, offende pure le migliaia di famiglie che hanno perso la
casa ed offende anche le 23.000 imprese
che, oltre la crisi globale, a causa del sisma hanno patito danni a strutture e
macchinari!!!
“L'Emilia era e resterà zona di basso rischio
sismico. Potrà sembrare assurdo ai più, ma i parametri fissati
scientificamente (e burocraticamente) non vengono
sovvertiti per un singolo evento sismico, seppur disastroso come quello che ha
colpito l'Emilia lo scorso maggio”. A spiegarlo è l'ormai popolare Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che si
occupa di redigere le carte nazionali del
rischio sismico, da cui dipendono poi tanti adempimenti di legge. “Non ci sono al momento iniziative che vadano
nel senso di una revisione della mappa”, spiega il direttore dell'INGV di
Bologna Andrea Morelli. “Sono
tanti i parametri che si utilizzano per arrivare a definire una classe sismica
– illustra Morelli. Ci si basa sull'energia dei terremoti,
ma anche sulla loro frequenza e,
in base alle attuali norme di classificazione, la classe 3 per la zona della bassa
modenese è appropriata”.
In altre parole, gli studiosi dell'INGV
ritengono l'attuale classificazione ancora adeguata alle normative attuali di
valutazione che non si basano sui massimi valori attesi per ogni zona, ma sulla
possibilità di avere un certo terremoto in un certo arco di tempo. Ed in Emilia la frequenza è davvero
bassa, considerando che di un fenomeno come quello dello scorso anno non si
aveva notizia da oltre 500 anni.
Vero è che le classi di rischio sono fatte per dare dei riferimenti numerici
a chi costruisce e che le implicazioni
economiche di un innalzamento del rischio sismico sono davvero ingenti sia in
termini di costi costruttivi, sia in termini assicurativi, senza tenere in
conto il deprezzamento dei vecchi immobili non corrispondenti ai nuovi
standard.
Tuttavia, senza stravolgere i parametri di valutazione
del rischio e senza riconsiderare la mappatura sismica dell’intera
penisola, le istituzioni regionali in
concerto con il governo centrale, già nel corso dei lavori di preparazione del
testo originario relativo agli ecobonus,
avrebbero potuto rendere fruibili le agevolazioni ivi previste anche a tutte le aree colpite da
calamità sismica negli ultimi anni, indipendentemente dalla zona di appartenenza.
Ciò sarebbe certamente bastato per dare segno di tangibile vicinanza da parte
delle Istituzioni alle genti terremotate d’Emilia. Una battaglia che un
avveduto governatore regionale e commissario straordinario alla ricostruzione,
nonché presidente della conferenza stato-regioni, non avrebbe dovuto mancare di
combattere e vincere.
Così com’è già stato anche in passato, il commissario
straordinario ed il fedele delfino assessore alle attività produttive hanno
fallito anche in questo, forse troppo impegnati dalle lotte interne al proprio
partito di appartenenza, sconvolto da un cambio generazionale guidato dal
sindaco fiorentino Matteo Renzi, deciso a
rottamare le incrostazioni della vecchia nomenklatura, che si
preannuncia traumatico.
Cosi i fieri paladini dei nostri diritti, pur senza
investitura del popolo, ma con il solo “appoggio” dei muti sindaci-vassalli,
per dimenticanza o forse peggio per calcolo dettato dalla mancanza di copertura
finanziaria, hanno di fatto dato l’ultima stoccata al cuore dell’Italia che
produce.
TASSE, FISCO E BUROCRAZIA, emiliani primi nel
dare ed ultimi nel ricevere!!!!
Ora la misura è davvero colma; il momento
della tolleranza è finito!!!!
I nostri primi cittadini devono scoprire le
carte e dimostrare con i fatti quali interessi intendono tutelare: quelli dei
rispettivi gruppi di potere arroccati in regione o quello dei propri cittadini.
L’autunno si preannuncia caldo ed impone
chiarezza.
Francesco Mantovani
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