lunedì 6 ottobre 2014

Burocrazia: con Bonaccini #sicambiaverso

Bonaccini a Reggiolo: “Il problema principale della Regione Emilia Romagna per l'erogazione dei fondi è la burocrazia e se sarò eletto governatore sarà mio impegno preciso sveltire le pratiche per sbloccare risorse destinate alla ricostruzione.”

A parte la promessa in perfetto stile renziano, che lascia il tempo che trova, in questa dichiarazione possiamo cogliere la vera notizia:

Bonaccini denuncia la cattiva gestione della ricostruzione fatta da Errani, Muzzarelli e dai sindaci della Bassa che l'hanno appoggiato in massa nelle primarie!

Eh sì, perchè la burocrazia della quale parla il candidato del pd non può essere che quella derivante dalle quasi 300 ordinanze emesse dall'ex commissario alla ricostruzione; quella burocrazia che, dopo aver responsabilizzato i tecnici privati della regolarità delle pratiche di ricostruzione, richiede ai tecnici degli uffici comunali una serie di controlli, ricontrolli e controlli dei ricontrolli che fanno sì che una pratica, dopo essere stata accettata dal sistema telematico, passi ancora mesi e mesi (altro che i 60 gg sanciti dal regolamento) prima di trasformarsi nell'agognata “cambiale Errani”.

Noi di sisma.12 sono almeno due anni che denunciamo questo problema ma, ad oggi, c'è sempre stato risposto che “ci vogliono le regole”, come se qualunque alternativa allo stato di cose attuale rappresentasse il far west!.

Comunque ci piacerebbe tanto che Bonaccini facesse meno “il vago” in queste affermazioni ed entrasse nel merito, spiegando ai cittadini che cosa farebbe in concreto per velocizzare le pratiche; così, giusto per capire se effettivamente sa di cosa sta parlando.

E magari potrebbe farlo in un confronto pubblico.

Il Comitato assicura fin da ora la sua partecipazione attiva ad un evento del genere.



Elezioni regionali? No grazie


Quando, a fine agosto, abbiamo annunciato la nostra decisione di presentarci alle elezioni regionali ci siamo in qualche modo sentiti in dovere di spiegare che il modello partecipativo al quale ci ispiriamo e la richiesta di voto (di una delega) conseguente alla nostra presentazione erano solo apparentemente in contraddizione perchè quello che a noi interessava era il percorso da fare come ulteriore momento di aggregazione e, perdonerete se ci citiamo, “.. o il Comitato è un momento di aggregazione o, semplicemente, non è”.

Lo spettacolo al quale siamo stati costretti ad assistere fino ad oggi (dalla vicenda delle primarie alle estromissioni “punitive” ai salti della quaglia di singoli o di interi raggruppamenti ansiosi di riposizionarsi per riuscire ad ottenere un qualche sgabello) ci ha convinto che due anni e mezzo di coerenza non sarebbero bastati per differenziarci nettamente da questo circo, in cui ormai si è definitivamente perso il significato di Politica intesa come governo della res publica, attuato per il bene di tutti i cittadini.



giovedì 25 settembre 2014

abitazioni inagibili, non per le utenze


In realtà credo che questo fenomeno non potrà che peggiorare.
In questa non-ricostruzione è come ci fosse un tacito patto (tra amministrazioni e gestori delle multiutilities, banche e, talvolta, associazioni di categoria) volto sopratutto a non mettere in dubbio che le soluzioni adottate per il post sisma emiliano siano quelle ottimali.
Per cui, per definizione, non possono esistere cose che non funzionano e, di conseguenza, non c'è nulla da dover cambiare in meglio.
Di questo “circo dell'apparenza” hanno fatto, fanno e faranno le spese i cittadini che si trovano, da soli, a confrontarsi con quell'eccesso di burocrazia che SISMA.12 aveva denunciato già all'inizio dello scorso anno ma che è sempre stato contrabbandato come un necessario “impianto di regole”.
E così abbiamo avuto le maxi-bollette elettriche dei map, la vicenda dei mutui sulle case inagibili, le utenze con la maggiorazione “seconda casa” per gli sfollati, i trasferimenti dai map ad altre abitazioni in affitto...
L'unica via d'uscita è in un radicale cambio di mentalità; passare dal cittadino che delega a qualcun altro la soluzione dei propri problemi al cittadino che inizi ad occuparsi in prima persona, insieme ad altri come lui, del proprio destino.


Sandro Romagnoli

Abitazioni inagibili, ma le bollette arrivano puntuali - Cronaca - Gazzetta di Modena



“Che palle ancora il terremoto” ?
Personalmente sono d'accordo.
Basta parlare di terremoto; quello è passato, lasciandosi dietro morti, macerie, paure e disagi.
Ma è passato.
Però parliamo di diritti messi in discussione; parliamo della pianificazione di un territorio e della sua ricostruzione fatte indipendentemente, quando non contro, la volontà degli abitanti di quel territorio.
Parliamo di democrazia e della sempre più ridotta possibilità dei cittadini di essere padroni del proprio futuro.
Parliamo di cose che riguardano tutti, non solo i terremotati e non solo la Bassa; solo che qui, proprio a causa del terremoto, le cose succedono più velocemente ed in modo più evidente.
Poi “che palle il terremoto” può anche semplicemente significare volersi gettare la realtà dietro le spalle.E' legittimo.
Basta ricordarsi che, nascondendo la testa sotto la sabbia, si lasciano comunque scoperte ben altre parti.

Sandro Romagnoli

 



 

giovedì 18 settembre 2014

AVANTI TUTTA CON LA GUERRA TRA POVERI.

Il terremoto non tocca tutti allo stesso modo. Il terremoto è “di classe” perchè colpisce maggiormente le abitazioni più vecchie (salvo rare eccezioni), quelle con una manutenzione meno “puntuale”, quelle dei centri storici date in affitto agli extracomunitari.Insomma: il terremoto colpisce di più i più poveri.

Quelli che non c'hanno da parte quei trenta, quarantamila euro (ma chi vuoi che nella Bassa non li abbia*) per pagarsi di tasca propria la manutenzione di una casa in classe A o “la giunta” a quei lavori che l'ufficio tecnico comunale decide di non accettare a contributo.
Ed è da questa differenza, che non dovrebbe esistere se il 100% del contributo fosse effttivo, che derivano tutti i problemi.
Per fare qualunque valutazione sulla non-ricostruzione bisogna partire da qui; e capire che questa non è una opinione ma lo stato delle cose.
Partiamo dalle cose semplici.
Una volta iniziato il cantiere non è certo l'impresa o il tecnico che tirano tardi. Avranno il saldo delle proprie spettanze solo dopo la fine dei lavori.
Non è il terremotato, che vuole rientrare a casa sua quanto prima. Però continuiamo con la farsa dell'assegnare un tempo limite alla durata dei cantieri.
Basterebbe snellire le pratiche in Comune ed i rimborsi in Banca. Ma, guarda caso l'iter è scandito dalle ordinanze e le ordinanze le han fatte a Bologna.
Poi ci sono i Map.
I Map sono stati noleggiati perchè non c'erano appartamenti da dare ai terremotati (almeno così è stato detto a fine 2012).
E li dentro è stata parcheggiata la gente che non era riuscita a trovarsi una sistemazione autonoma, quelli che non avevano parenti o amici “del posto” cui appoggiarsi.
Quelli meno inseriti nella comunità.
E non stiamo a ricordare le maxibollette, ed i problemi di sopravvivenza all'interno di quelle scatole di ferro e plastica.
Ma una cosa sia chiara: chi è nei Map non percepisce il contributo di autonoma sistemazione.
Ed eccoci al CAS, una delle cose più vergognose di questa gestione.
Il frutto di un patto tra gentiluomini dove uno dei contraenti non s'è dimostrato tale, cambiando più volte (unilateralmente) i termini dell'accordo.
Era stato detto: te la cavi da solo? Non devo occuparmi di te? Ti do un contributo mensile fisso finchè non rientri nella tua abitazione.
Adesso ci accorgiamo che ci stanno mettendo troppo a ricostruire? Mettiamoli in condizione di far presto.
Facciamoli ricostruire (se proprietari della abitazione) o mettiamogli a disposizione degli alloggi di edilizia popolare. Ah, ma non ci sono!
Probabilmente con la cifra spesa per il noleggio dei Map qualcosina avremmo potuto anche costruirla.
Ma è più facile parlare di “fortunati” che percepiscono immotivati stipendi extra da 900 euro.
In una situazione di crisi generale, che nella Bassa morde anche più forte che altrove, fa più audience.

É efficace, ma è un mezzuccio indegno di chi, qui, comanda da più di sessant'anni.

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mercoledì 10 settembre 2014

La bella addormentata di turno

 La Bella Addormentata (CGIL) si è svegliata ed ora evidenzia, seppur timidamente, alcuni dei problemi derivanti dalla gestione del post sisma: tempi lunghissimi per l'esame delle pratiche, tempi biblici per l'erogazione degli stati di avanzamento lavori, scadenza a dicembre dello stato d'emergenza con decadenza dei CAS e delle altre (peraltro poche) agevolazioni concesse ai terremotati.

Verrebbe da chiedersi com'è che quando noi di Sisma.12, oltre un anno e mezzo fa, denunciavamo gli stessi (ed altri) problemi venivamo tacciati di essere soltanto degli “agitatori”; e perché non si è voluto affrontare le cose avendo alle spalle dei margini di tempo sufficienti ma, come al solito, arrivare a parlarne già in affanno.
Forse qualcuno pensava che affrontare la realtà per quella che è, e non per come la si è voluta dipingere in questi due anni e mezzo, avrebbe appannato l'immagine della “Ricostruzione Modello” da portare ad esempio per la nuova Legge Nazionale sulle Calamità?
O, forse, passate le Regionali queste inedite sensibilità verranno semplicemente riposte nell'armadio?
Comunque, pur se non richiesta, ci hanno voluto fornire un'altra dimostrazione di quanto i comitati dei cittadini siano più avanti delle strutture che dovrebbero amministrarli.



http://www.sassuolo2000.it/2014/09/09/cgil-modena-sisma-il-31-dicembre-lemergenza-sara-davvero-finita/

9 set 2014  

Il 31 dicembre 2014 formalmente termina lo stato di emergenza legato al sisma 2012 che ha colpito la Bassa modenese, ma sono diversi i problemi ancora da risolvere.
Vogliamo riportare all’attenzione delle istituzioni preposte e del nuovo Commissario Bertelli sui problemi che affliggono i cittadini nel percorso della ricostruzione. Sicuramente il tema più scottante è quello del tortuoso iter che si deve intraprendere per ricostruire e del tempo che intercorre dalla presentazione della domanda alla operatività dei cantieri.
Ciò è stato causato in primo luogo dalla difficoltà interpretativa e dall’attesa delle ultime ordinanze che di fatto hanno comportato una dilatazione dei tempi di presentazione delle domande.
Un secondo aspetto riguarda i tempi di verifica dei progetti presso gli uffici comunali: sia per la carenza di personale tecnico qualificato e formato, che per la complessità dei controlli richiesti i tempi sono molto distanti da quelli previsti dalle normative (due mesi e due giorni).
Tale problema rischia di aggravarsi in ragione del fatto che, mentre il grosso della presentazione delle domande arriva ora, i contratti dei tecnici assunti ad hoc tramite agenzia dalla Regione scadranno insieme allo stato di emergenza il 31/12.
Terza questione riguarda la lentezza dell’erogazione del contributo, legato allo stato di avanzamento lavori che  spesso comporta la sospensione dei cantieri, il che ci fa dire che occorre un confronto immediato anche col sistema del credito.

Legati alla scadenza dello stato d’emergenza ci sono, poi, altri aspetti di primaria importanza.
Se non verrà prorogato, verranno di fatto sospesi i contributi per l’autonoma sistemazione (CAS) per quei cittadini che, in attesa di ricostruire, hanno provveduto a cercarsi una dimora temporanea, gli stessi cittadini residenti in case inagibili perderanno l’agevolazione dell’esenzione del ticket e tutti i proprietari di case inagibili non avranno più diritto alla sospensione di TASI o IMU.

Molto è stato fatto e tantissimi sono i cittadini che sono rientrati nelle proprie abitazioni, ma certamente è molto consistente il dato di coloro che per le lungaggini dei tempi della ricostruzione sono dipendenti economicamente da questi strumenti.
A titolo esemplificativo citiamo il dato dei CAS (contributi autonoma sistemazione) che riguardano  2.386 nuclei familiari nel distretto Area nord e 1.021 nel distretto Terre d’argine, ridotto rispettivamente al 50% e al 30% rispetto al dato iniziale, ma sicuramente un numero ancora molto significativo.

La scadenza dello stato d’emergenza impatta anche sugli Enti locali e la loro possibilità di derogare il Patto di stabilità per mantenere personale dedicato all’emergenza sisma, oltre che per la loro possibilità di fare investimenti che sono assolutamente necessari per la ripartenza delle comunità colpite.

Un altro discorso infine riguarda i lavoratori dipendenti delle aziende che, essendo esse stesse inagibili, si sono avvalse della sospensione dei contributi previdenziali e che ha comportato la sospensione per circa 18 mesi anche della quota a carico dei lavoratori. Non sappiamo ancora nulla di come verrà gestito il recupero di tali somme (per i lavoratori circa il 10% dell’imponibile mensile) e sul quale vorremmo ottenere una facoltà di rateizzo o di anticipo creditizio.
Insomma tanto è stato fatto ma sarebbe sbagliato non affrontare con sollecitudine questi temi che, di fatto, dimostrano che l’emergenza non è affatto finita.

Per questo motivo la Cgil sollecita l’attivazione urgente di tavoli di confronto sia con le Istituzioni che col nuovo Commissario per la ricostruzione, per trovare soluzione ai tanti problemi ancora aperti che devono trovare una positiva soluzione per completare la ricostruzione post sisma.

(Cgil Modena)


sabato 6 settembre 2014

Nessuna contraddizione #elezioni regionali #Emilia Romagna

Nessuna contraddizione.
SISMA.12, il Comitato che del superamento del concetto di delega ha fatto una delle sue ragioni fondanti, ora si è attivato per presentare una lista alle elezioni Regionali.
A qualcuno sarà sembrata una contraddizione bella e buona, se non addirittura uno squallido adeguamento al “così fan tutti”.
In realtà non è così.
La strada che stiamo tentando è quella di aggregare i cittadini che, attraverso i comitati, si sono impegnati in prima persona per risolvere problematiche riguardanti, in primis, le loro persone ma che riguardano, comunque, anche tutto il contesto. In pratica un primo passo verso la creazione di un rapporto stabile tra i Comitati (un Coordinamento?) per provare, insieme, a maturare una visione complessiva dei singoli problemi e, quindi, fornire una risposta adeguata.
E abbiamo scelto di farlo in un momento in cui i margini di democrazia, nel nostro Paese, si stanno ulteriormente restringendo (vedi la trasformazione di Senato e Province in organismi di secondo livello, cioè non più eletti direttamente dai cittadini).
Quindi la nostra presentazione è soprattutto un tentativo di coinvolgere la cittadinanza a riappropriarsi della propria capacità decisionale attraverso la partecipazione attiva, e non tramite la semplice delega a un partito.
È pur vero che, alla fine, dovremo presentare dei candidati e chiedere dei voti; ma se il punto d'arrivo può sembrare simile il percorso è profondamente diverso.
Ed è il percorso che fa la differenza.
E su questo si basa la nostra scommessa.

Di Sandro Romagnoli