venerdì 30 agosto 2013

L’Emilia resta “zona a basso rischio sismico”!!!





Il Governo del premier Letta, nell’approvare il testo del decreto sugli ecobonus, ossia gli incentivi alle ristrutturazioni che migliorano le prestazioni energetiche e simiche degli immobili, ha escluso dalle agevolazioni fiscali al 65% per l’antisismica le zone del cratere emiliano in quanto non rientranti nelle classi di rischio 1 e 2.
Alla faccia del tanto sbandierato “decreto del fare”, opera salvifica delle italiche sorti. Una perversa strategia che nelle intenzioni avrebbe dovuto dare nuovo impulso ad un sistema politico-economico obsoleto ed inefficiente, assolutamente inadeguato  a reggere il pressante bombardamento derivante dalla crisi globale, che però si avvia lasciando al palo il proprio cavallo migliore,  Dimenticata un’intera area capace di produrre quasi il 2% del PIL, traino dell’economia nazionale per vocazione delle proprie genti e delle proprie aziende.
Non male come partenza!!!!!!!!
Un freddo calcolo, basato principalmente sulle limitate risorse economiche a disposizione dell’esecutivo, porta ad un risultato beffardo che ignora quanto avvenuto nella nostra zona il 20-29 maggio 2012, ed offende profondamente la memoria delle  27 persone che, a seguito di quegli eventi, hanno perso la vita, offende pure le migliaia di famiglie che hanno perso la casa ed offende anche le  23.000 imprese che, oltre la crisi globale, a causa del sisma hanno patito danni a strutture e macchinari!!!
L'Emilia era e resterà zona di basso rischio sismico. Potrà sembrare assurdo ai più, ma i parametri fissati scientificamente (e burocraticamente) non vengono sovvertiti per un singolo evento sismico, seppur disastroso come quello che ha colpito l'Emilia lo scorso maggio”. A spiegarlo è l'ormai popolare Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che si occupa di redigere le carte nazionali del rischio sismico, da cui dipendono poi tanti adempimenti di legge. “Non ci sono al momento iniziative che vadano nel senso di una revisione della mappa”, spiega il direttore dell'INGV di Bologna Andrea Morelli. “Sono tanti i parametri che si utilizzano per arrivare a definire una classe sismica – illustra Morelli. Ci si basa sull'energia dei terremoti, ma anche sulla loro frequenza e, in base alle attuali norme di classificazione, la classe 3 per la zona della bassa modenese è appropriata”.
In altre parole, gli studiosi dell'INGV ritengono l'attuale classificazione ancora adeguata alle normative attuali di valutazione che  non si basano sui massimi valori attesi per ogni zona, ma sulla possibilità di avere un certo terremoto in un certo arco di tempo. Ed in Emilia la frequenza è davvero bassa, considerando che di un fenomeno come quello dello scorso anno non si aveva notizia da oltre 500 anni.
Vero è che le classi di rischio  sono fatte per dare dei riferimenti numerici a chi costruisce e  che le implicazioni economiche di un innalzamento del rischio sismico sono davvero ingenti sia in termini di costi costruttivi, sia in termini assicurativi, senza tenere in conto il deprezzamento dei vecchi immobili non corrispondenti ai nuovi standard.
Tuttavia, senza stravolgere i parametri di valutazione del rischio e senza riconsiderare la mappatura sismica dell’intera penisola,  le istituzioni regionali in concerto con il governo centrale, già nel corso dei lavori di preparazione del testo originario relativo agli ecobonus,  avrebbero potuto rendere fruibili le agevolazioni  ivi previste anche a tutte le aree colpite da calamità sismica negli ultimi anni, indipendentemente dalla zona di appartenenza. Ciò sarebbe certamente bastato per dare segno di tangibile vicinanza da parte delle Istituzioni alle genti terremotate d’Emilia. Una battaglia che un avveduto governatore regionale e commissario straordinario alla ricostruzione, nonché presidente della conferenza stato-regioni, non avrebbe dovuto mancare di combattere e vincere.
Così com’è già stato anche in passato, il commissario straordinario ed il fedele delfino assessore alle attività produttive hanno fallito anche in questo, forse troppo impegnati dalle lotte interne al proprio partito di appartenenza, sconvolto da un cambio generazionale guidato dal sindaco fiorentino Matteo Renzi, deciso a  rottamare le incrostazioni della vecchia nomenklatura, che si preannuncia traumatico.
Cosi i fieri paladini dei nostri diritti, pur senza investitura del popolo, ma con il solo “appoggio” dei muti sindaci-vassalli, per dimenticanza o forse peggio per calcolo dettato dalla mancanza di copertura finanziaria, hanno di fatto dato l’ultima stoccata al cuore dell’Italia che produce.
TASSE, FISCO E BUROCRAZIA, emiliani primi nel dare ed ultimi nel ricevere!!!!
Ora la misura è davvero colma; il momento della tolleranza è finito!!!!
I nostri primi cittadini devono scoprire le carte e dimostrare con i fatti quali interessi intendono tutelare: quelli dei rispettivi gruppi di potere arroccati in regione o quello dei propri cittadini.
L’autunno si preannuncia caldo ed impone chiarezza.

Francesco Mantovani     

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