venerdì 15 marzo 2013

Il Gatto & la Volpe pappati dal Grillo parlante di Francesco Mantovani



Il Gatto e la Volpe se ne guardano bene dal girare in mezzo ai rottami della nostra terra; preferiscono restarsene al calduccio nella tana. Dopo essersi concessi qualche fugace apparizione elettorale giusto per attirare al campo dei miracoli qualche imbelle credulone, ora aspettano. Le cose purtroppo non sono per loro andate come avrebbero voluto. Al canto del Grillo Il popolo ha cominciato ad aprile gli occhi e nel segreto dell’urna ha punito il tradimento subito. Il grido di dolore della base ha cancellato i loro sogni di gloria, si sono riaperte le indagini per riparare alla paralisi istituzionale ed alla consultazione popolare disattesa dalle primarie. I loro tanto bramati succulenti posti romani sono saltati. A poco è servito sfoderare le armi della politica più bassa: promesse di miliardi ripetute all’inverosimile come un mantra ipnotico, nella tradita speranza che si  perpetrasse il “profetico” volo degli elefanti rossi.
Beffati sul filo di lana. Si preparavano a riscuotere il prezzo della nostra pelle, ossia a scalare i vertici della gerarchia interna del partito, ma sono stati travolti da una tempesta perfetta. Un uragano tanto violento quanto imprevisto,alimentato dal dolore crescente della gente comune che non si sente più rappresentata dalla vecchia casta politica. 
Puniti anche in questa terra perché ad oggi non è arrivato un centesimo eppure loro hanno agitato nell’aria promesse di risarcimenti al 100% per miliardi di euro. Specchietti per le allodole. Per noi nulla di tangibile e di politicamente rilevante è stato fatto, eppure hanno avuto l’ardire di propinarci le poche briciole di miseria che sono avanzate dalla rapina alle nostre casse, facendole passare come la miracolosa manna dal cielo.
Puniti anche in questa terra perché hanno mischiato abilmente la vana speranza alla disperazione, il dover sperare per sopravvivere dei terremotati con le false promesse, tipiche dei ciarlatani in fiera, proprie dei politici sotto elezioni. Chi ci proponeva il “miracoloso rimedio” ai danni del terremoto erano gli stessi soggetti che prima, rinunciando di fatto a difendere i nostri sacrosanti diritti, anteponendo la salvezza di loro stessi e  dei loro sudici interessi, ci avevano  di fatto venduto.
La struttura commissariale che ha gestito l’emergenza “Terremoto Emilia”,  come affermato dal Responsabile di Assoingegneri&Architetti Paolo M. Bianco, o ha agito con grande imperizia non avendo presenti le necessità proprie della ricostruzione, o ha ordito un sistema tecnicamente complicato e penalizzante con il preciso intendere di negare l’accesso ai contributi da parte degli aventi diritto. Un’alternativa di giudizio, a dir poco sconcertante, se si pensa che giunge da un autorevole  esperto in materia di tecnica costruttiva.
Se a quanto sopra esposto aggiungiamo il fatto che la struttura commissariale ha concordato con il governo centrale il pagamento da parte dei terremotati dei contributi ben prima che giungessero gli aiuti, privando così di fatto il territorio delle poche risorse economiche che gli erano rimaste. Decisione che certamente ha creato al tessuto economico locale, già duramente colpito dalla crisi globale, un anno altrettanto grave quanto il terremoto stesso.
Se a quanto sopra esposto aggiungiamo il fatto che la struttura commissariale non è stata in grado di concordare con il governo centrale un pacchetto di misure straordinarie a sostegno delle famiglie e delle imprese, ottenendo dal mondo bancario unicamente prestiti garantiti per il pagamento delle imposte, ma non per la ricostruzione. Decisione beffarda che ha offeso ed umiliato la popolazione emiliana tradizionalmente onesta e produttiva.
Se a quanto sopra esposto aggiungiamo, inoltre, il fatto che la struttura commissariale, sfruttando la disperazione e la sudditanza psicologica dei primi cittadini, tutti “politicamente allineati”, ha indirizzato l’agire politico locale ad esclusiva utilità dell’interesse del governo romano, della regione e del partito padre, piuttosto che alla salvezza del territorio colpito.  Decisione che ha certamente contribuito alla disaffezione politica delle genti terremotate, accrescendone la disperazione ed il senso di abbandono.
Se a quanto sopra esposto aggiungiamo, infine,  il fatto che la struttura commissariale non  è stata in grado di concordare con il governo centrale un pacchetto di misure straordinarie a sostegno delle amministrazioni locali, costringendo di fatto le stesse a partecipare allo scempio dell’economia locale, pretendendo il pagamento dell’IMU dalle famiglie e dalle imprese. Decisione che ha sconcertato anche i sindaci più coraggiosi che hanno osato criticare l’operato del Super Commissario e dell’Assessore alle attività economiche della regione.
Ebbene alla luce di tutto questo, al Commissario Straordinario ed al suo “Compagno di Merende”,  Assessore Regionale alle politiche produttive, non restava  tanto altro da poter “sbagliare”. Il supporto al territorio è stato un fallimento su tutta la linea. L’emergenza sisma è stata gestita in modo assolutamente non conforme alle esigenze della popolazione colpita, una tattica operativa sistematicamente errata che sembra essere stata ordita apposta per compiacere degli interessi esterni.
Il Gatto e la Volpe ora cercano di deviare le loro colpe additando quale responsabile il sistema. Incolpano genericamente le istituzioni per liberare le persone che le compongono ossia loro stessi. Il politicante, ossia l’uomo che non produce ma consuma,  vive e si sviluppa nelle istituzioni come un parassita e le rinnega solo per essere rivotato e perpetrare il proprio ciclo riproduttivo. Proprio come sta accadendo ora. Al politicante non sta a cuore l’interesse pubblico, ma unicamente il proprio; egli agisce in funzione di ciò che gli torna utile, non di ciò che serve realmente alla popolazione. Gioca con la vita del suo prossimo con grande spregiudicatezza, forte del fatto di aver ordito un sistema che mai gli attribuirà direttamente colpe.
Attaccati alle loro poltrone, dall’alto dei poteri che si sono, con l’inganno, attribuiti, si difendono come leoni. Purtroppo il loro ruggito si affievolisce sempre più, all’evidenza dell’errore che hanno commesso, ossia di averci depredato delle ultime risorse rimasteci dopo aver patito la devastazione del sisma. Non leoni dunque,ma luridi sciacalli, ecco cosa realmente sono: subdoli predatori che vogliono mettersi alla guida di un paese che è allo stremo, per condurlo al baratro.
Dove servirebbero capitani coraggiosi, troviamo a candidarsi degli infami e degli incapaci, soggetti privi del senso della collettività, attenti unicamente ai propri interessi ed a quelli dei capi branco, esseri spregevoli  che non si fanno scrupoli a nutrirsi dei brandelli di carne strappata ai corpi dei fratelli terremotati. Figli di un glorioso partito operaio ora più attenti agli interessi delle banche (vedi Unipol e Monte dei Paschi) piuttosto che a quelli dei poveri terremotati
…….la vanagloria è il vostro peccato!!!!!
….. chi ama la propria terra e la propria storia non vi vuole!!!!

 di Francesco Mantovani 06/03/2013 pubblicato sull' L'Ossorvatore civico possidiese - edizione di marzo

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